Circa una settimana fa ho incontrato una cara amica, infermiera specializzata in cure palliative domiciliari, che mi ha chiesto come andasse il mio percorso nella nuova terapia intensiva in cui lavoro. Credo sia presto per dire come vada, credo si possa dire altro. Forse è più facile rispondere alla domanda “è come te l’aspettavi?”.

Personalmente ho tre sogni nella mia vita, due li ho già realizzati: uno è la persona con cui condivido la mia vita, l’altro è lavorare in rianimazione, il terzo sogno arriverà tra qualche anno e spero non pianga troppo.

I sogni illuminano la vita nella misura in cui sono concretizzabili e fare il lavoro che si ama, come dice Benigni, è un lusso riservato a pochi e io sono uno di quelli. Un detto arabo dice “fai il lavoro che ami, così non lavorerai neanche un giorno in vita tua“. Credo che fare il lavoro che si è a lungo sognato di fare comporti anche una passione che ci coinvolge completamente in tutto ciò che siamo…e non è ovvio. Passione in che senso? Nel senso che investi in quel lavoro tutte le tue energie e questo trasforma il lavoro in una parte di te, in un tuo organo quasi.

Come ha detto recentemente Benigni, parlando della dignità del lavoro, quando noi lavoriamo amando il nostro lavoro, noi trasformiamo il lavoro, ma il lavoro trasforma noi. Una professione, qualunque essa sia, è qualcosa che conferisce a una persona una utilità sociale, un suo ruolo nel mondo, quindi una sua dignità aggiuntiva a quella che tutti abbiamo come esseri umani. Per questo motivo, imparare un lavoro vuol dire esplorare un abisso di conoscenze su chi siamo e dove possiamo arrivare. Esplorare un lavoro implica esplorare noi stessi e questo comporta l’unire due abissi sconfinati e, come dice Nietzsche, quando un uomo guarda dentro l’abisso, anche l’abisso guarda dentro di lui.

Non è affatto facile inserirsi in un contesto intensivo, acquisire le conoscenze è un processo che inizia e continua per tutta la vita e questo lo ritengo molto entusiasmante…l’assenza di un punto di arrivo, in un viaggio che non ha mai fine. In questo periodo sto cominciando a scoprire quali sono le qualità che si confermano in me, quali non sapevo di avere e quali, invece, pensavo di avere ma non ho.

Sto imparando su moltissimi fronti. Esistono della attività di riferimento in terapia intensiva che ti garantiscono di seguire una logica di lavoro. Se impari quella, poi ci puoi costruire sopra negli anni e aggiungere sempre di più. Credo che le difficoltà più grosse siano queste due: imparare la struttura base del tuo lavoro e perfezionarla aggiungendo sempre nuove abilità e contenuti.

In questo momento sto cercando di imparare quale sia la struttura base e già questo richiede un buon livello di impegno. Credo che, però, tutto parta da qui. Se impari un metodo base a quello ti puoi affidare per poi andare avanti e credo che se lo strutturi bene, imparare il resto sarà molto più semplice.